Gli Stati Uniti e la distensione -vecchie e nuove chiavi di lettura

Presidente: Leopoldo Nuti, Università Roma Tre

Relatori:
Niccolò Petrelli e Giordana Pulcini (Università Roma Tre), La superiorità nucleare nell’era della parità
Luca Ratti (Università Roma Tre), Transatlantic relations & bridge-building: gli USA tra la special relationship e la Ostpolitik
Barbara Zanchetta (King’s College London), La politica estera americana negli anni settanta: declino o rilancio?

Discussant: Federico Romero (Istituto Universitario Europeo)

PRESENTAZIONE
La politica estera americana durante l’ultima fase della guerra fredda, dagli inizi della distensione fino alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, è uno dei temi su cui più si è incentrata la riflessione degli storici delle relazioni internazionali negli ultimi anni, grazie anche alla crescente disponibilità di fonti primarie e al moltiplicarsi delle prospettive interpretative. Una parte della storiografia ha analizzato le decisioni politiche delle amministrazioni di Nixon, Ford e Carter leggendole prevalentemente all’interno dei paradigmi della guerra fredda; altri hanno invece cercato una chiave esplicativa di alcune delle scelte principali di quegli anni inserendole in un contesto concettuale molto diverso, quello cioè dello sgretolamento graduale delle strutture portanti del sistema bipolare e della loro progressiva sostituzione con le logiche di un sistema internazionale che cominciava a muoversi, soprattutto in ambito economico, verso la globalizzazione.
Affrontando temi molto diversi tra loro, e spesso muovendo da punti di vista molto diversi, le relazioni di questo panel confermano la ricchezza del dibattito in atto e l’importanza di continuare ad approfondire questi temi. La prima relazione indaga appunto la questione del raggiungimento della parità strategica nucleare da parte dell’Unione Sovietica, senza dubbio uno dei più importanti problemi della politica di difesa degli Stati Uniti durante le Amministrazioni di Nixon e Ford. Basandosi su un’ampia collezione di fonti d’archivio, i due autori sostengono che i policy-makers statunitensi non accettarono mai completamente la parità strategica con l’URSS. Oltre a perseguire il controllo degli armamenti per tenere sotto controllo l’arsenale sovietico, gli Stati Uniti cercarono, infatti, di mantenere una superiorità di tipo qualitativo. Questa conclusione viene dimostrata analizzando l’evoluzione delle politiche di pianificazione strategica, il targeting, lo sviluppo delle tecniche d’intelligence, e, infine, l’approccio nei confronti delle innovazioni nel campo degli armamenti strategici tra il 1969 e il 1976.
La seconda relazione analizzerà invece l’interazione tra la politica statunitense del ‘building-bridges’ e la Ostpolitik della Repubblica Federale e il loro impatto sulla ‘special relationship’ tra Washington e Londra. Nella seconda metà degli anni sessanta gli USA riconsiderarono la loro posizione sulla questione tedesca, incoraggiando un’intensificazione dei contatti tra Bonn e i Paesi del blocco sovietico. Londra non si oppose bensì favorì questo processo. Tuttavia, la Gran Bretagna, soprattutto dopo il ritorno al potere del partito conservatore, era meno disposta a contemplare una trasformazione nell’architettura geo-politica in Germania e in Europa. Queste aspettative diverse produssero delle frizioni nei rapporti anglo-americani, che esploderanno all’indomani dell’avvio della perestrojka e della glasnost da parte di Mosca.
La terza relazione prende spunto da un più ampio studio sulla politica estera Americana nei confronti dell’Unione Sovietica durante gli anni Settanta. Riflettendo su alcune importanti politiche dalle amministrazioni Nixon, Ford e Carter, questa relazione ne sottolinea gli elementi comuni e cerca di capirne il significato nel contesto della ridefinizione del ruolo internazionale degli Stati Uniti. Analizzando da un lato la cooperazione in ambito strategico-nucleare, e dall’altro la competizione geopolitica tra le superpotenze, pone l’accento sul relativo successo degli Stati Uniti, che riescono a reagire alla percezione di declino di quegli anni, gettando cosi le basi per il loro successivo rilancio. Al tempo stesso, però, si evidenzia come le scelte intraprese nei difficili anni Settanta avranno delle conseguenze, inattese e problematiche, che riecheggiano fino al giorno d’oggi.